Le ultime ore dell’Europa

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Questo testo si può forse considerare l’opera più suggestiva di Adriano Romualdi. L’autore trasmette tutta l’atmosfera della tragedia della seconda guerra mondiale, con tutte le tensioni, le aspettative e le contraddizioni, dei combattenti della parte sbagliata.

Dal testo: […] Hitler è morto, ma i commandos delle Waffen SS si battono ancora nei pressi della Cancelleria. Ci si batte per rabbia, per disperazione, per competizione. Stalin vuole che Berlino cada il 1° maggio, e non gli si vuole dare questa soddisfazione. Il fronte è ormai rotto in tanti frammenti di resistenza. Ognuno fa la “sua” guerra, contro i “suoi” Russi, per spirito sportivo. La Croce di Cavaliere è concessa per ogni 7 carri nemici distrutti e ognuno vuole morire con la sua Ritterkreuz al collo. Gli Scandinavi hanno saccheggiato un magazzino della Wehrmacht: scommettono una bottiglia di Schnaps per ogni carro russo saltato. I guidatori russi sono presi dal panico. Per farli proseguire, in molti commissari politici devon loro puntare la pistola.

E’ scesa intanto la notte del 1° maggio. Dopo feroci corpo a corpo, anche il secondo piano del Reichstag ha ceduto. La via del tetto è ormai libera. I soldati Jegorov e Kantanija vi si arrampicano. Di là, vedono Berlino come un mare di fiamme nella notte. Accanto, la Porta di Brandeburgo. Più oltre la Cancelleria, dove le ceneri di Hitler già posano spente. Spiegano la bandiera rossa affidata dal Comando della Terza Armata d’Assalto e la issano nel cielo notturno. Stalin trionfa sulla Germania e sull’Europa. Si levano le luci del 1° maggio. Con grande stizza dei Russi, Berlino ancora resiste. I Francesi superstiti presidiano ancora la Leipzigerstrasse a un isolato dalla Cancelleria. Tedeschi, Lettoni, Danesi difendono lo Zoo e la Porta di Brandeburgo. Il Tiergarten è un campo di battaglia. Per festeggiare la festa dei lavoratori, l’aviazione sovietica elargisce una dose supplementare di bombe al Bunker dello Zoo, i cui cannoni sparano ancora. Dentro vi si pigiano 30.000 donne, bambini e persone anziane, in condizioni indescrivibili.[…]

Weidling vede che ogni linea difensiva è crollata. Ha ricevuto il biglietto di Hitler che lo autorizza a tentare la sortita, ma inclina ormai all’idea della resa. La notizia della morte di Hitler comincia a circolare. I più giovani non ci vogliono credere, ed esigono che si resista ad oltranza. Scoppiano incidenti: quando parlamentari tedeschi passan le linee con la bandiera bianca il SS Brigadefuhrer Krukenberg li minaccia con la pistola. […]

In quella notte del 2 Maggio, Weidling offre la resa al Comando sovietico. […] Alle 5 del mattino Weidling si consegna ai Russi col suo Stato Maggiore. Da sette giorni – da quando Hitler lo ha costretto ad assumersi la difesa di Berlino – quasi non dorme. Con mano tremante firma la capitolazione.[…]

Grigi, laceri, affamati, gli ultimi difensori di Berlino marciano a piedi verso la Siberia. Soldati sovietici li circondano gridando: “Ghitler kaputt!”; poi cominciano a spogliarli degli anelli e degli orologi. I civili vengono separati dai militari. Si odon le grida delle donne trascinate via. Le ausiliarie del comando di Mohnke troveranno un’orribile fine: i Russi le violentano, poi le decapitano, e giocano con le loro teste. […]

Ma non tutti sono disposti a capitolare. Il generale Mummert, comandante della Divisione Muncheberg […] ha fatto sapere che non si arrenderà ai Russi, ma tenterà la sortita. I suoi uomini, insieme con migliaia di militari e civili, si raccolgono al ponte di Spandau. All’alba del 3 maggio incomincia la corsa disperata verso la libertà:  “Appena il primo, pallido raggio mattutino spunta all’orizzonte della città in fiamme strepitano i cannoni. Fanteria corazzata, artiglieria ed SS vengono dietro di corsa. Metro per metro, si avanza verso il ponte. Mummert marcia in testa. Non sembra che i russi abbiano ancora capito. Il generale si volge ai suoi soldati – le mani a imbuto intorno alla bocca – e grida:
“Baionetta in canna! All’assalto! Marsch!”

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