Anche questa volta siamo riusciti a sfruttare un giorno segnato in rosso sul calendario, il 25 aprile, non sfidando le capacità di stomaci e freni inibitori, con pranzi e baldoria senza regole, né con scampagnate bucoliche o riempiendo la noia con comodità e intrattenimenti da divano, bensì affrontando la montagna, al fronte dell’immenso Gran Sasso.

Dopo esserci riuniti tutti insieme davanti ad un caffè per controllare le previsioni meteorologiche e revisionare l’attrezzatura al fine di non dimenticare niente, inizia il nostro viaggio alla volta di Piane del fiume, vicino Pretara (TE). Arrivati al punto di partenza, indossiamo gli scarponi e ci alleggeriamo levando qualche indumento più pesante in vista dello sforzo da compiere. Insieme agli oggetti non essenziali, per vivere una concreta esperienza con la montagna, al campo base va lasciato tutto ciò che è superfluo all’anima: ci si spoglia di volgarità, superficialità e orgogli, incamminandosi in rispettoso silenzio, per riunire la concentrazione al momento che si sta vivendo.
La meta stabilita è quella dell’eremo di Santa Colomba, un percorso breve ma molto ripido, che attraversa un fitto bosco di pioppi. Il primo tratto del percorso è costituito dall’attraversamento del fiume Ruzzo, che dà nome alle piane in questione. La ripida salita che ci aspetta è un buon allenamento e, senza troppe chiacchiere, arriviamo davanti ad una modesta panchina costruita con le pietre del posto, con a fianco una piccola croce che riporta una preghiera e benedizione di Santa Colomba. Un’ottima occasione per riprendere brevemente fiato visto il dislivello, affrontato con silenzio e concentrazione.

L’arrivo alla chiesa della Santa rivela un paesaggio immenso, un luogo sereno e rilassante. Neanche a quella quota dimentichiamo di essere militanti e di venire meno a ciò che deve essere fatto: nel vedere una croce ormai usurata dagli anni, spezzata nel punto in cui il legno era ormai marcio, ci siamo adoperati per riqualificarla nel migliore dei modi e nelle possibilità che avevamo. Un piccolo segno e gesto di ringraziamento per la giornata soleggiata che ci è stata donata. Come da tradizione isolana, abbiamo successivamente scoccato la campana della chiesa per tre volte, una benedizione da parte di Santa Colomba che protegge gli escursionisti sul sentiero. Un’altra breve pausa ristoratrice per poi ripartire il prima possibile, visto l’alta probabilità di maltempo. Non si scherza mai con il meteo in montagna.
Negli ultimi giorni, moltissimi ragazzi e giovani escursionisti, hanno osato sfidare la montagna, senza responsabilità, senza coscienza di ciò che andavano ad affrontare. Non importa chi tu sia o quale sia la difficoltà del percorso, in montagna i pericoli e rischi sono uguali per chiunque. Come ci diciamo e ricordiamo sempre, il vero ribelle permette a tutto ciò che fa o pensa la coscienza, per essere attento a tutto, pronto a tutto, anche a “dichiarare ritirata” quando la montagna supera le nostre capacità fisiche o quando chiude le sue porte con avversità metereologiche. La montagna è un luogo sacro e non va affrontata in maniera superficiale.