In memoria di ARNALDO Mussolini.
Sono passati 89 anni dalla morte di Arnaldo, giornalista, soldato nella prima guerra mondiale, insegnante, e fratello di Benito Mussolini. Sconosciuto a molti, Arnaldo, ha dimostrato di prediligere il silenzioso operare alle rumorose apparizioni; ciò ancora oggi si riflette nella storiografia – che si ritiene “ufficiale” – che si dimentica, o a fatica ne riporta il nome con una ambigua biografia che ha tutta l’aria di una burocratica memorizzazione per i grigi e polverosi annali, e non un vero ricordo in rappresentanza di quella che (storici volenti o nolenti) è stata una delle anime e delle menti più attive per l’Italia durante il Fascismo, nel quale Arnaldo è stato apprezzato così come contrastato proprio per le sue posizioni intransigenti di Verità e Giustizia.

Per questo, ancora oggi, è scomodo per poter esser ricordato o nominato da coloro che vogliono rappresentare il Fascismo solamente come un periodo truce e sanguinario, senza spinte spirituali e di innovazione come erano le posizioni di Arnaldo e di altri. A lui, si deve la battaglia ecologica, l’implemento delle bonifiche, la piantumazione di alberi, l’aumento dei parchi pubblici ed il miglioramento del sistema scolastico nazionale, cose che infatti gli portarono una laurea honoris causa.
Molto altro andrebbe ancora detto e molto dovrebbe essere smentito per combattere quello che viene fatto credere, ma ci limiteremo a ricordare ed a tributare ad Arnaldo le sue poche ed infallibili parole per tutti i nuovi italiani in marcia verso la rivoluzione dello spirito: «Accostarsi agli umili con intelletto d’amore, fare opera continua per elevarli ad una sempre più alta visione morale della vita. Ma per ottenere questo occorre dare l’esempio della probità. Agire su se stessi, sul proprio animo prima di predicare agli altri. Le opere ed i fatti sono più eloquenti dei discorsi».
Il mondo che ci troviamo a combattere noi oggi, annichilito ed ormai in stato terminale, già negli anni 20 e 30 del secolo scorso era verso la strada del tramonto; le parole e gli insegnamenti di Arnaldo meditate all’insegna della Tradizione servirono a dare una spinta per la rinascita spirituale di molti giovani, che dentro lo stesso Fascismo soffrivano per la mancanza di riferimenti superiori e posizioni intransigenti contro tutti quei mali della società modernista che ieri iniziavano a germogliare e che oggi, ampliati dal carcere della pandemia, sono cancri che stanno portando tutti verso una inesorabile fine.

Non un antiquato conservatore, un assassino, un burocrate o un mastino della politica fatta da dietro le quinte: tutte queste categorie sono care alla storia ed alla società moderna fondate da uomini dalle così insignificanti morali. Per Arnaldo Mussolini bisognerà aspettare, ma sicuramente un giorno tutti riusciranno a superare i piccoli campanilismi ideologici e arriveranno a vedere l’uomo e non le dicerie di parte. L’azione e non soltanto il periodo storico. Il dono impersonale e non il guadagno che vi si potrebbe ricavare.
«Sentirsi sempre giovani, pieno lo spirito di queste verità supreme è come sentirsi in uno stato di grazia. Solo così si può essere pronti a
degnamente vivere e degnamente morire».
Con la sua morte, ancora giovane, nel 1931, il mondo e la rinascita nazionale perderanno un contributo che avrebbe sicuramente dato molto altro e che, forse, avrebbe indirizzato ancor meglio il corso di molteplici eventi che si sono susseguiti.
In memoria di Arnaldo Mussolini.