
In questi giorni abbiamo assistito a flashmob, spettacoli, canti dai balconi per scacciare le paure di questo “terrificante” virus. Si, certo, felicità e gioia sono i sentimenti che questi momenti ci possono aver suscitato, non c’è dubbio. La speranza, quella vera però, è molto poca; e non perché non sopravviveremo al virus, ma perché siamo entrati in stato di quarantena con alle spalle molte voragini economiche-sociali e, pensare che finito questo periodo, si tornerà alla normalità è scientificamente folle.
La crisi economica che ci colpirà sarà grande e dura. Già nei prossimi giorni, probabilmente, molti negozi in tutta Italia chiuderanno e, causa commissioni nulle di molte aziende costrette a rimandare qualsiasi appuntamento, gli operai si ritroveranno a braccia conserte.
L’economia è un circuito chiuso: l’imprenditore non ha commesse, non assume; l’operaio non lavora, spenderà meno. Adesso moltiplicate tante volte il numero delle persone disoccupate e, così facendo, anche molti liberi professionisti, commercianti, si troveranno con meno guadagno. Morale: non si guadagna, non si spende!

Abbiamo un debito pubblico di MIGLIAIA DI MILIARDI di euro!! Con chi poi? Come se quei soldi non fossero anche degli italiani; sono stati guadagnati da lavoratori e vengono spesi, sostanzialmente, per vivere. Il debito dove sarebbe!?
Purtroppo, l’Italia, non è uno stato sovrano dal punto di vista economico. Ciò significa che non stampiamo moneta liberamente, come ha fatto la Cina per riprendersi dalla botta ricevuta.
Noi siamo sotto l’Euro, gestito da banche e sistemi privati, quindi le regole le fanno i privati e non i popoli che le vivranno, dovendole rigorosamente rispettare.
Alla fine di questo periodo di emergenza dovremo sicuramente chiedere un grande prestito all’Unione Europea per risollevarci dalla crisi che ci attaccherà, con l’obbligo però, di risarcire la somma presa in prestito anche con gli interessi. E questo, non sarà possibile.
E’ bello, perciò, cantare dai balconi ma è ancora più bello ribellarsi nelle vite e nelle strade, imparando a leggere bene i programmi politici e capendo quello che ci dicono. I famosi tagli alla sanità pubblica ad esempio, sono stati fatti anche per colpa nostra perché, quei politici, li abbiamo mandati noi al potere. E adesso, non sarà cantando dai balconi che le cose “andranno bene”.
#AndraTuttoBene quando tutti faremo seriamente la nostra parte, noi abbiamo già iniziato e non è più possibile rimandare.