Durante una nostra uscita militante alla scoperta del territorio, ci siamo imbattuti nel piccolo paese di Santo Stefano di Sessanio, un borgo medievale che sorge a 1250 metri di altitudine
all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, in provincia de L’Aquila. Un paese che, come tutti quelli di questa particolare zona, ha pagato un duro prezzo la notte del 6 Aprile 2009 e nei giorni successivi, quando la terra ha tremato. In questo posto sorge una torre che da secoli controlla la valle e le montagne circostanti, anticamente utilizzata per ospitare la guarnigione di soldati e per comunicare con i paesi vicini attraverso un sistema di fuochi e specchi. Questa è chiamata “torre medicea” per via del fatto che la nota famiglia fiorentina nel 1500 arrivò anche a Santo Stefano di Sessanio, annettendo il paese ai loro possedimenti e migliorandone la fortificazione della torre come pure delle mura paesane. Ancora oggi nel caratteristico paese si possono notare le migliorie apportate dalla famiglia De Medici così come il loro stemma all’ingresso del paese.

La torre ebbe poi un ruolo di rilievo fino agli anni trenta del 1900, quando l’aeronautica decise di utilizzarla come magazzino di armi e rifornimenti necessari ai mezzi da guerra. Come detto, però, il terremoto del 2009 rase al suolo la torre, assestando così un colpo che sembrava fatale agli abitanti del posto e a tutti gli abruzzesi che individuavano nella torre medicea un simbolo caratteristico per il territorio. Ma si sa, la tenacia della nostra stirpe è tra le più dure da abbattere e proprio nell’Ottobre del 2021 la torre è tornata a dominare sui territori circostanti, in piedi – ricostruita dalle sue stesse rovine – ma rafforzata da moderni studi che l’hanno resa più resistente alla zona sismica nella quale per destino è situata.
La storia di questa fortificazione così come di tutti i paesi circostanti e dell’Abruzzo in sé, è ricca di ben altri particolari che vanno a ritroso sino alle prime popolazioni italiche, unendo sacralità, spirito guerriero e bellezze naturali alla vita quotidiana. L’esempio simbolico che ci viene ancora una volta dato dal nostro territorio non può essere ignorato. Quello della torre medicea è il segno tangibile che una stabilità – contro un’era che ha come mantra l’instabilità – e una resistenza – contro la resa fatale alle insidie e alle avversità che ci si pongono durante la vita – è possibile, perché un mondo migliore può essere sempre costruito. Ma sta a noi capire e ricordarci che ciò dipenderà solo dal nostro sforzo costante quanto impersonale.

Così come un tempo la torre venne costruita per la necessità di difendersi dagli attacchi nemici, oggi essa è stata ricostruita per difendere la bellezza e la storia del suo territorio. Non da invasioni fisiche, bensì da quelle dei nemici invisibili. Essa è un simbolo contro la cecità perché dalla sua altezza si può vedere il Sole sorgere così come i nemici arrivare. Ancora oggi essa rimane “intransigente” verso chi preferirebbe vedere i centri commerciali sostituirsi alla roccia squadrata e verso coloro che, invece di una maestra di vita, considerano la montagna solo come una meta turistica per andare in hotel e sciare.
La storia e il retaggio dei popoli antichi si vivificano nell’esempio che questa costruzione verticale ci offre ancor di più, oggi.
Finita la nostra visita al borgo e alla sua torre, riprendiamo l’auto e iniziamo le nostre riflessioni che ci riportano verso casa, arricchiti di un giorno in più passato vivendo intensamente la sua alba così come il suo tramonto.