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Migranti: oltre quello agricolo, arriva lo sfruttamento politico

È rimbalzata ovunque la notizia che la Bellanova, il ministro delle politiche agricole-alimentari in Italia, chiede la regolarizzazione di seicentomila immigrati (600mila) con la giustificazione della lotta al caporalato e la necessità di coltivare i campi della nostra nazione che, altrimenti, sarebbero sforniti di mano d’opera.

Questa dichiarazione si è appesantita quando la Bellanova ha aggiunto che, se non ci fosse stata la regolarizzazione di queste persone (perché di persone si parla, noi ce lo ricordiamo), il suo ruolo nel governo sarebbe stato inutile. Queste sue dichiarazioni ci hanno dato modo di sviluppare varie riflessioni e discussioni costruttive.

La scusa del Covid-19 ha permesso a persone come loro di uscire dalle carceri nelle quali dovevano rimanere vista la loro pericolosità ed influenza tra gli affiliati. A causa, invece, di un sistema politico malato e debole, questi assassini sono stati liberati ed è ovvio che tra le chilometriche attività illegali anche il caporalato potrà tornare in forze! Come si può combattere una cosa che non viene curata? Caporalato come immigrazione o crisi economica hanno la stessa base: la mancanza di cure; al massimo si pensa solo a tamponare i sintomi…
Per questo primo motivo, quindi, le dichiarazioni della Bellanova già scadono e ci insospettiscono. Lei è disposta a sputare sul suo fondamentale ruolo nel governo per ottenere la vittoria della sua proposta politica ma non è stata capace di battagliare contro i suoi stessi colleghi che hanno ipotizzato ed approvato la scarcerazione di mafiosi?

Il secondo punto che ci deve far riflettere sulla proposta del ministro è quindi di carattere (generale) economico e giovanile. È verissimo che ci sono lavori che gli italiani non vogliono più fare, ma sempre perché il governo li ha sviliti della loro nobiltà e di un riconoscimento sociale quanto economico.
Oggi “raccogliere i pomodori” o “cogliere la frutta” è uno dei lavori più umili, faticosi e incerti che ci siano. Si lavora ad intermittenza per alcuni mesi l’anno, orari e condizioni di lavoro dure e retribuzione bassa per non dire misera. Noi, vediamo in ogni lavoro onesto la sua nobiltà ma, lo stato, forse no, ed è per questo motivo che ci sono lavori che non si vogliono più fare. Ma, vista anche l’evoluzione “smart” che questa quarantena ha (casualmente e per forza fortunatamente?) preso, perché non si è pensato di aprire un nuovo scenario lavorativo, anche e soprattutto ai giovani italiani, dando più importanza all’agricoltura, ad esempio aumentandola un domani come punteggio in una graduatoria pubblica o più banalmente retribuendola meglio o rendendola ancor più una attività di reinserimento sociale (queste sono ad esempio le prime tre proposte nate dai costruttivi dibattiti che ci sono stati tra i ragazzi di TNT-Studenti&Dinamite e non).

Ancora una volta, quindi, ministero e ministro dell’agricoltura avrebbero potuto organizzarsi con il ministero della pubblica istruzione, anziché minacciare in un momento così particolare la crisi di governo, perché è questo il terzo punto a cui facciamo riferimento per dimostrare la debolezza e la malafede che si nascondono dietro la proposta di regolarizzare questi seicentomila immigrati. Non è un mistero che la Bellanova faccia parte del gruppo Italia Viva, e che in queste settimane ci siano attriti tra le varie componenti di questo sgangherato e pericoloso governo. Per questo, quindi, la proposta di regolarizzare i migranti ci sembra più che una sua idea politica una scelta furba, con dietro qualche burattinaio che manovra i fili. Perché il non accettare questa proposta (apparentemente importante ma anche impossibile visto il problema sociale ed economico che comporterebbe) potrebbe essere il pretesto finale per innescare la cosiddetta crisi di governo, un pò come i bambini viziati che, se non vengono accontentati subito e sempre, vanno in escandescenza: ecco la situazione all’interno del nostro stato oggi, identica!

Non c’è vera solidarietà nella proposta di regolarizzare questi seicentomila immigrati, ma solo interesse politico!
E non solo politico vorremmo dire… la storia delle cooperative rosse la sappiamo tutti, ma c’è chi si è impegnato ad insabbiarla bene ultimamente.
Per questo quindi non siamo d’accordo sulla proposta del ministro della agricoltura, ed anzi, ne siamo proprio diffidenti!