LA SPERANZA DIVAMPA!
Così recita una frase di Gandalf tratta dalla celebre opera di J.R.R. Tolkien, “Il signore degli anelli”. È bene ricordarci sempre di questa frase e ripeterla a tutti, scrivendola sui muri, sugli adesivi, nei post, e su qualsiasi altra superficie che si scontri con gli occhi delle persone in questo mondo, dove molti si dicono combattenti ma pochissimi hanno davvero la cognizione di dove sia il combattimento.
La speranza – distaccata da ogni sentimentalismo -, esiste solo in chi si è schierato nel suo cammino, in chi ha opposto resistenza al nemico, anche quando esso era in evidente superiorità numerica, anche quando tutto sembrava perduto e gli altri al proprio fianco iniziavano ad abbandonare l’ultima difesa. Solo questo dà legittimità ad una speranza solare e solenne perché maturata nella fede e non nelle promesse.
La speranza è tra le armi più affilate dei combattenti, quindi. Di quelli che non si abbandonano al fato, ma costruiscono il proprio destino; di quelli che confermano la propria scelta anche nell’ora più buia; di quelli che non cedono alle lusinghe del mondo moderno e custodiscono i riferimenti della normalità.
La speranza non può certamente essere qualcosa che si addice ai pantofolai e agli amanti della poltrona, il quale lamento assomiglia più a una forma di resa. Questi non lottano, sperano nella dea bendata, “incrociano le dita” se mai. Ci pare evidente come questo lezzo non sia minimamente vicino ad un’affermazione volitiva e rivoluzionaria.
Tutti possono “sperare”, ma pochissimi sanno accogliere gli umili frutti della speranza. Quei pochi sono quelli che si mettono in discussione, che si armano nell’anima e che nella loro quotidiana battaglia hanno già la consapevolezza di essere sulla strada giusta, quella per difendere Verità e Giustizia.
Cinque anni fa quando la nostra Comunità nacque non ci chiedemmo se la speranza sarebbe mai divampata in noi perché non ne avevamo bisogno, forti di quella energia tipica dei giovanissimi disposti a tutto pur di opporre resistenza e affermare le proprie idee in un mondo opprimente. La nostra speranza era un alto e libero fuoco che con fiamma viva ci ha accompagnato in questi primi cinque anni di lotta per le strade d’Abruzzo.
In quell’Ottobre del 2018, dopo delle esperienze già iniziate a fermentare sotto il caldo estivo e il freddo inverno della nostra terra, decidemmo che un passo successivo doveva compiersi e ci riunimmo per dar vita ad una avventura che ancora oggi non smette di forgiarci (e sfidarci). Ora possiamo dire, però, che la speranza non ci ha mai lasciato anche nei momenti più difficili, nelle complessità della vita, davanti a degli addii dolorosi e a dei mutamenti difficoltosi, un lume – anche se lontano – era sempre davanti ai nostri occhi e dentro i nostri cuori. Un camerata era sempre al nostro fianco e davanti a noi per mostrarci la salita da affrontare.
Cinque anni fa secondo molti era impossibile credere che un gruppo di studenti potesse dar vita ad una Comunità viva e pulsante, nata per diffondere in modo impersonale idee e proposte in difesa della gioventù e della Tradizione. Oggi possiamo umilmente guardare queste persone negli occhi e mostrare loro che non solo questo è possibile ma, come dicevamo sin dall’inizio, è necessario!
I giorni che siamo chiamati ad affrontare sono duri. Giorni dove anche mettere il carburante alla propria auto per andare a lavorare diventa un’importante voce in bilancio della propria economia, in un paese sotto lo scacco delle lobby immigrazioniste che ci sottopongono mattina e sera ad ondate di sbarchi da dover “accogliere” a tutti i costi, pena la nostra credibilità internazionale.
Vediamo come il lavoro, quando c’è, diventa fonte di morte per sempre più giovani e non, senza sicurezze né prevenzioni per la tutela della vita; quella stessa vita che lo stato italiano non tutela neanche quando è nel ventre della mamma (tecnicamente uno dei luoghi più sicuri).
Siamo addirittura arrivati a vedere come l’accesso alle cure sia ormai un bene di lusso, vista la privatizzazione degli ospedali e l’aumento di medicinali e terapie, così come un lusso sono diventati i più banali articoli di prima necessità.
Siamo, inoltre, sempre più schiacciati da una libertà farlocca, mentre la destabilizzazione dell’ordine naturale fra uomo e donna viene spacciata sin dagli asili come una fondamentale forma di libertà e di libera espressione della propria identità. (ma quali libertà e identità ci saranno da qui a qualche anno?)
Con i nostri cuori ancora giovani e acerbi, dunque, abbiamo deciso di metterci in piedi, costi quel che costi, sulle prime linee di una lotta selvaggia che ogni giorno infuria e si manifesta nella società in cui viviamo in modalità e ondate che a stento si riuscirebbero a immaginare anche nelle migliori pagine di Tolkien.
Nostro compito è quello di respingere l’ombra che vuole avanzare, con la speranza che divampa e continuerà a divampare nei nostri cuori, oggi come ieri, dal passato verso il futuro. Lo dimostra il fatto che siamo vivi, attivi, in piedi e sensibili al vero ed al giusto, pronti a garantire che finché ci sarà dato “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. Non per giocare a diventare novelli conservatori, ma per agire nel più profondo e ampio solco della rivoluzione dell’Ordine contro il caos!