Era in amicizia con tutti, ma non quell’amicizia vera basata su delle esperienze vissute insieme, fratellanza ed aiuto concreto. Più che altro era l’amicizia scialba di chi ti saluta e non ti viene a dare fastidio. Infatti tutti sanno chi era ma, concretamente, nessuno ci era veramente amico. Da ragazzo non ha mai difeso qualcun altro o impegnato sé stesso in una battaglia per combattere i problemi comuni di tutti, né ha fatto mai valere dei suoi diritti alzando la voce.

Andava a scuola ed accettava ogni ingiustizia da parte dei professori perché solamente così riusciva a strappare, per pietà, la sufficienza senza doversi impegnare a capire gli argomenti. Preferiva essere inserito in decine di project work e fare da aiutante, anche tornando interi pomeriggi a scuola e poi all’università, anziché prendere appunti a lezione e sudarsi un voto senza essere schiavo. Credeva ciecamente in quei professori e li difendeva davanti i suoi compagni di studio che invece li criticavano. Come tutti gli ignoranti e gli stolti, quando arrivò il Covid-19 si fidò solamente di TG, politici e dati manovrati da multinazionali, case farmaceutiche ed imprenditori, accettando così ogni chiusura, crisi, violazione dei diritti personali e fregatura che dall’alto un evidente sistema ci propinava.
Dopo l’epidemia tornò ad uscire e si fidanzò per la prima volta, dimenticando ogni altra cosa e pensando solo alla sua ragazza, al sesso e ai soldi da guadagnare per farla rimanere innamorata di lui. Quasi sembrava intelligente quando le dedicava dei versi poetici, copiati, nelle storie su Instagram.

In politica non vedeva gli ideali. Giustamente diceva che nessuno ne aveva più nei partiti, però non si impegnava a farsene di suoi, anzi, votava chi gli faceva più comodo o chi riusciva ad ingannarlo meglio; chi si allenava ad avere il faccino più “affidabile”, con false promesse ed illusioni di un futuro migliore.
Il sabato e la domenica diceva che si doveva “riposare”; usciva con qualche compagno per un semplice aperitivo, ma si ritrovava sempre a far serata fino a tardi. Ogni fine settimana era identico, tra cibo, alcol, qualche locale e nessun vero svago per uscire fuori dalla routine che lo governava, per coltivare i propri interessi. Voleva solo sfogarsi, diceva.
Tutti i giorni che visse si somigliavano, scanditi solo da una noia che nemmeno poteva più ferirlo. Gli anni passavano uguali. Invecchiando trasmise a molti altri la sua banalità.
Adesso che è scomparso dal mondo non se n’è accorto nessuno.
Noi ce ne siamo accorti per caso, notando che non passava più a passeggio mentre noi eravamo in strada a ridere, vivere e lottare; prima era solito scappare mentre volantinavamo e ci presentavamo ai ragazzi ma ora non era più rimasta neanche l’ombra di quell’individuo. Ed allora ci siamo ripromessi di non diventare mai come lui, di non abbandonare i nostri sogni, la nostra giovinezza ribelle, né la nostra libertà; in salute o in malattia, per sempre cuori vivi ed infuocati.
ATTENZIONE, istruzioni per l’uso di questa lettura: questo nostro articolo controcorrente fa parte del laboratorio artistico e culturale che la nostra Comunità porta avanti contro un mondo fatto di grigia uniformazione. Il pezzo in questione è l’epitaffio che a nostro avviso è la più reale descrizione di tutte quelle persone che decidono in questi giorni di arrendersi al sistema e ai suoi attacchi meschini; abbandonando la fonte spirituale, di energie, sogni, doveri e bellezze che hanno dentro, per fare spazio all’uomo moderno, finto, senza valori e ideali ma con tanti selfie che vorrebbero descrivere una vita “modello” che per i nostri avi non sarebbe stata altro che finta illusione e perdita di tempo. Questo epitaffio rischia di essere il nostro, quindi, se non decidiamo QUI ED ORA di ALZARE IL CULO e tornare ad essere padroni delle nostre vite, delle nostre emozioni e, soprattutto, ricongiunti al nostro SPIRITO.
