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Anniversario o parodia?

Sono di ieri le immagini e le dichiarazioni provenienti da tutta Italia per il primo anniversario dedicato alla memoria dei morti da Covid-19. Nel rispetto della sacralità della vita, ci stringiamo come sempre anche noi attorno ai nostri cari e a tutti i connazionali che sono venuti a mancare, hanno sofferto o stanno soffrendo in questo lungo momento di crisi. Non è nostra intenzione negare questa realtà di crisi esistenziale, economica e sanitaria, ma è per noi doveroso fare le giuste distinzioni.

Per il nuovo giorno della memoria nulla è stato tralasciato né lasciato al caso.

Con maggiore risalto, Bergamo è stata simbolicamente scelta per via delle molte perdite che, un anno fa, l’hanno anche resa teatrino della macabra sfilata dei mezzi militari contenenti le bare, diretta nientepopodimeno che dal generale Figliuolo, ora commissario per l’emergenza sanitaria – le bandiere sono state scese a mezz’asta in ogni comune della nazione: persino la programmazione televisiva ha subito importanti modifiche ad hoc, fra tagli di programmi e minuti di silenzio.

Sempre a Bergamo, il neo-premier Draghi ha dichiarato che “Lo stato c’è e ci sarà” (e qui molto andrebbe detto perché da questi nulla è stato fatto).

Ma la storia, per quanto manipolata e distorta, ci permette di leggere tra le righe di questa nuova giornata della memoria: come nella prima guerra mondiale, l’enorme sacrificio umano dei soldati italiani per la difesa del suolo patrio fu sacralizzato attraverso la figura del “milite ignoto” — simbolo di spersonalizzazione e comune impegno nella costruzione dell’identità nazionale —, la nuova élite di potere al governo italiano, ripropone le modalità invertendone (come l’anti-Tradizione insegna) i significati e le tensioni.

Né più Sacrificio, né più Sacro al centro di tali celebrazioni. La data che ha imposto 1 minuto di “marzialità” nelle membra della nazione, aveva lo scopo di non dimenticare i lockdown, i contagi, l’RT che scende e che sale e le inquietanti sfilate di carri funebri e video di presunte terapie intensive piene, per ridare così una spolverata al sentimentalismo ed alla paura e rimettere tutta la popolazione in catene (comodamente in casa).

Più che essere una vera commemorazione con il consecutivo intento di rilancio nazionale ed umano, è stata attuata una nuova strategia della paura che si va sempre di più istituzionalizzando e solidificando nel pensiero comune.

Vedendo ciò che è accaduto ieri in tutta Italia, è dunque necessario lanciare un monito: la paura non sia eretta ad essere la nuova religione e guida, altrimenti, ben presto, ci troveremo a celebrare anche il triste anniversario dei “giorni in cui la nostra vita era libera prima del Covid e delle successive decisioni per salvarci tutti”.

Sarà necessario tramutare il veleno in antidoto, ed anziché ritualizzare questo ambiguo momento, forgiarci e prepararci ad Essere e a saper fare la Rivoluzione! Anche per chi è veramente morto di Covid, per chi ha perso il lavoro, per chi non sarà più come prima.

Non giornate di solo psicotico dolore servono oggi, ma giorni di Lotta e Vittoria.